E’ stato piacevole sentire qualcuno annunciare…
di Giorgio Zanutto “Jure”
Da un po’ di tempo (qualche annetto) stiamo scendendo forre.
Alcune anche in prima assoluta.
Solitamente adottando azioni consolidate ma, talvolta, anche attraverso soluzioni ideate sul momento.
L’importante è aver acquisito un bagaglio di soluzioni che possano fare fronte agli imprevisti. Perlomeno per quanto possibile.
Ovvero, si rende necessaria una conoscenza che non sia superficiale e basata su ipotetiche e supposte capacità personali.
Si tratta di procedere, con determinazione e pragmatica, verso una serie di azioni preparatorie quali: approfondimento di testi tecnici, video tutoriali e sedute di palestra “a secco”.
Il paradosso è che più si procede su questa strada, più ci si accorge di “sapere di non sapere”.
Si innesta così un processo virtuoso che porta a continuare su questa strada, accompagnati dal sottile piacere di proseguire nella conoscenza: “Fatti non foste….”.
Per quanto superfluo, si ribadisce che la preparazione del singolo, per quanto importante, deve necessariamente coniugarsi con una “conoscenza comune”: rodata e consolidata. Questa è la “squadra”, non altro.
Non sempre, però, questo è un sentire condiviso.
Poi, nella pratica di tutti i giorni, durante le discese, quando cioè è necessario mettere in pratica le conoscenze acquisite, avviene la “resa di conti”.
Dovessero presentarsi delle difficoltà verso le quali non si riesce a provvedere, sorge il guaio. Quando è ormai troppo tardi.
Si piangono allora tutti i momenti negati alla preparazione.
E la “preparazione” la si vede, in particolare, nel corso di frangenti anche occasionali e non programmati, laddove bisogna sapersela cavare da soli: per sé e per gli altri.
La differenza tra il “sapere” e il “non sapere” l’ho piacevolmente riscontrata un giorno, nel corso di una discesa quando…
E’ stato piacevole sentire qualcuno annunciare… “Scendo col Cecoslovacco”.
